La transizione scuola-lavoro e scuola-università Università o lavoro?
La maggior parte degli studenti sceglie decisamente la prima opzione ma la proporzione varia notevolmente tra i maschi e le femmine. L’immediato sbocco lavorativo è l’opzione scelta dal 35% dei ragazzi e dal 14% delle ragazze e solo il 29% intende dedicarsi esclusivamente agli studi universitari. Questa percentuale scende tra i maschi al 22%. Si tratta di un problema di grande importanza per la futura carriera universitaria dello studente e per il suo effettivo coinvolgimento nelle attività didattiche. Questo tipo di scelta varia notevolmente a seconda della scuola secondaria frequentata (che rimanda, come abbiamo visto, all’appartenenza a segmenti diversi dell’articolazione delle classi e dei ceti della nostra società). Questo elemento deve essere tenuto ben presente al fine di poter ragionare sulle politiche di orientamento e sulla transizione scuola-università-lavoro. Non solo il genere è determinante nella definizione del tipo di percorso post-secondario ma lo è anche la classe sociale. Infatti, la probabilità di studiare “esclusivamente” è molto più elevata tra i ragazzi provenienti dalle classi medio-superiori.
Iscriversi all’università, ma quale?
Il 73% degli studenti prevede di proseguire gli studi. Questa percentuale, tuttavia, varia notevolmente se si prendono separatamente i ragazzi e le ragazze. Inoltre, per i maschi, la variabile esplicativa rimane il ceto sociale di appartenenza e la probabilità di iscriversi diminuisce con l’abbassarsi del titolo di studio dei genitori e diminuisce quando si passa dai ceti medio-alti a quelli medio-bassi. Per quanto riguarda la scelta dell’Ateneo, la maggior parte degli studenti dichiara che si iscriverà all’università di Cagliari. Ma è interessante notare che il 20% degli studenti pensi di iscriversi in un’altra università italiana. Questo dato è associato con la classe sociale di appartenenza e con il genere: per le ragazze gioca a sfavore dello spostamento l’appartenenza familiare alle classi medie e medio-basse, mentre non ha alcuna influenza se esse appartengono ai segmenti medio-alti.
La scelta della facoltà
Gli studenti esprimono una panoplia di scelte ma tra queste si distinguono alcuni indirizzi per i quali gli studenti mostrano una spiccata preferenza. In particolare l’Ingegneria che viene scelta dal 25,4% dei maschi e dall’11,5% delle ragazze. Quali siano le motivazioni che spingono ad iscriversi a questa o quella facoltà è difficile dirlo. Secondo gli studenti, con poche differenze fra i due sessi, i fattori più importanti che li indurranno a scegliere concretamente questa o quella facoltà sono da un lato l’attitudine per certe discipline e dall’altro il fatto che il corso offra migliori sbocchi professionali. Questo secondo fattore può essere alla base delle molte scelte a favore della facoltà di Ingegneria. Ma non è senza significato che per il 75% degli intervistati, di entrambi i sessi, sia importante o molto importante che il corso consenta di svolgere anche un’attività lavorativa. Relativamente poco importanti appaiono il costo del corso di studi o gli eventuali consigli di genitori e amici.
Per quel che riguarda le scelte femminili, in generale, si può dire che queste sono più libere da stereotipi di genere se si appartiene a ceti privilegiati e si è studentesse (presumibilmente brillanti) del liceo classico. All’estremo opposto troviamo le ragazze dell’istituto magistrale, scuola femminile per eccellenza dei ceti medio-bassi che, solo raramente, pensano a una scelta universitaria che si distacchi da percorsi di studio e di lavoro a “vocazione femminile” (insegnamento nella scuola primaria). Si può aggiungere che, per entrambi i sessi, le facoltà scientifiche astratte come Matematica e Fisica attraggono ben pochi studenti se non una minoranza proveniente dei licei scientifici – per inciso, più ragazze che ragazzi.
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